sabato 31 maggio 2008

Pugno di ferro a Chiaiano? E alla Sapienza?

Contrariamente a quel che succede ai giornalisti, che prima scrivono il loro articolo e poi qualcun altro glielo titola, io scrivo prima il titolo.

Non so quale sia il metodo migliore, ma io sono rimasto ai tempi della scuola: tema, svolgimento.

Mi pare che, in questo modo, il titolo non tradisca il contenuto come avviene - invece e spessissimo - sui giornali, dove il titolo dice una cosa e l' articolo un' altra.

Mi sono fatto l' idea che, nei giornali, questo sistema abbia un senso assai concreto e preciso:

1° pare che  il lettore medio di quotidiani, molto spesso o quasi sempre, legga solo i titoli ...
2° sono i titoli a rappresentare la linea politica del giornale.

Questa considerazione ne trascina un' altra: forse molti fans della sinistra leggono solo i titoli dei loro giornali di riferimento. Se fosse vera questa ipotesi, si spiegherebbe l' ignoranza dei fatti concreti che palesano i suddetti fans quando, sui blog e i forum, parlano di politica.

Si spiegherebbe anche la mia convinzione che sui giornali di sinistra la verità viene comunque raccontata, anche se il titolo è spesso menzognero e l' uso dell' aggettivazione tendenzioso.

Ma torniamo a bomba: dopo aver scritto il titolo di questo post, cioè dopo essermi dato il "tema" da svolgere, ho avuto un attimo di smarrimento. Mi sono chiesto cosa avessi in animo di sostenere. Forse la necessità di tornare ad una società "autoritaria", con gli studenti succubi della volontà dei loro insegnanti, dei loro preti, dei loro genitori, come accadeva prima del '68?

Lo dico ai giovani che mi leggono: guardate che, prima del '68, la vita era davvero grama nel nostro Paese. La società italiana era ancora impregnata della mentalità fascista più becera, dove i funzionari pubblici e i preti spadroneggiavano ottusamente, le gemelle Kessler sgambettavano mostrando solo le caviglie, i gay venivano perseguitati sia moralmente che fisicamente, il divorzio consisteva nell' uccidere il coniuge, le mammane si arricchivano infilzando feti (e uteri) con un ferro da calza, gli insegnanti schiaffeggiavano gli studenti discoli o ottusi e i genitori facevano lo stesso ad ogni occasione propizia, cioè in continuazione! Le commissioni censorie imperversavano nell' editoria come nella cinematografia, le strade erano sgombre dalle prostitute ma i casini ne erano stracolmi e così via.

Dopo il il ' 68 tutto è cambiato. 

In meglio? Be', data la situazione precedente, qualsiasi cambiamento avrebbe portato ad una situazione migliore! 

Questo in linea teorica, ma in pratica? In pratica, si è passati dalla padella alla brace, dal fascismo all' anarchia, dall' autoritarismo più becero al lassismo più sbracato.

E l' autorevolezza? L' autorevolezza, nel nostro paese, non ha mai goduto di alcun credito, fin dal Risorgimento e dall' Unità. 

Le figure "autorevoli", in Italia, non sono mai esistite, se non nella fantasia fervida dei nostri giornalisti e dei nostri politici che, di volta in volta, ne hanno inventata qualcuna e solo post mortem: De Gasperi, Togliatti, Berlinguer, Moro, Dalla Chiesa, Falcone ....

Proprio ieri sera, Santoro - ad Anno Zero - ha meritoriamente trasmesso spezzoni di una vecchia (e indimenticata) trasmissione (Costanzo show in tandem con Samarcanda) in cui Falcone era vergognosamente attaccato da Leoluca  Orlando e i suoi "professionisti dell' antimafia"(di sinistra) a imperitura testimonianza di quanto poco autorevole fosse considerato, in vita, lo stesso Falcone, uno dei pochissimi che lo fosse davvero: lo accusavano di essersi venduto al governo dell' odiato Andreotti!

E quanto poco autorevole fosse considerato dai suoi colleghi, lo aveva dimostrato il CSM qualche tempo prima, quando gli aveva negato la direzione dell' Ufficio Istruzione di Palermo.

Ora quel tristo figuro di Orlando è ricicciato fuori al fianco, nientepopòdimenoche di Antonio Di Pietro, altra figura di  indiscussa autorevolezza .... quando sarà morto e di lui si ricorderà solo la finta epopea di mani Pulite.

La puntata di ieri di Anno Zero è stata, a mio avviso, di tale interesse da giustificare la permanenza di Santoro in Rai per almeno i prossimi dieci anni. Chi ha avuto occhi per vedere ed orecchie per ascoltare ne ha tratto utili indicazioni per rendersi conto di che disgraziato Paese sia stato, e quindi sia, il nostro. Abbiamo persino avuto, ieri,  un timido ma incisivo sputtanamento del metodo Travaglio da parte di Papa-Mieli ....

Stamattina non riesco a rimanere sul tema! 

Dunque, cosa dobbiamo fare, alla Sapienza? Re-instaurare l' autoritarismo dei professori? Perchè la tragedia è questa: i nostri docenti non sono dotati di alcuna autorevolezza, nè scientifica nè professionale, nè umana, quindi o lasciamo che quattro studenti scalmanati continuino a decidere chi può o non può parlare nelle Università, oppure mandiamo l' esercito, come si sta per fare a Chiaiano. 

Tertium non datur. O meglio, il tertium è dato, ma non è praticabile: l' autorevolezza!

Perchè non è praticabile? Perchè NON esiste e non esiste perchè non esistono, a nessun livello, persone autorevoli. Per "crearle" occorrono riforme strutturali profondissime e, dopo, almeno un paio di generazioni.

Il guaio è che le su auspicate riforme strutturali non possono essere introdotte senza una buona dose di autoritarismo ma con l' autoritarismo si sa da dove si parte ma non si sa dove si arriva, in questo paese.

Insomma, ragazzi miei, da una situazione come la nostra non si esce. 

In passato sì: attraverso guerre e rivoluzioni intere classi dirigenti e intere culture venivano spazzate via e sostituite con il "nuovo". In pace e in democrazia questo sovvertimento repentino non è possibile ....

Add to Technorati Favorites 

4 commenti:

Andrea ha detto...

Uno dei miei figli va al liceo classico, non puoi immaginare quale concentrazione di estremismo rosso emerga da quell'istituto. Ad iniziare dalle locandine affisse in bacheca: seminari su Gramsci a bizzeffe, approfondimenti di materie scolastiche, zero.
Da padre oggi ho paura...

*paraffo* ha detto...

Non ti invidio, caro Andrea ... E ti dirò che io, pur avendone, ogni tanto, una gran nostalgia, non sono tornato a Roma, per tanti motivi attinenti alla qualità della vita.

Le città di provincia sono di una pallosità inenarrabile, è vero, ma chi proviene da una grande città, superato lo shock iniziale (della durata di almeno un decennio!) poi si rende conto di che paradiso siano, cominciando dalle scuole frequentate dai propri figli ....

Andrea ha detto...

Io anche abito in provincia, Grottaferrata, forse hai ragione rispetto alla città posso stare "leggermente" più tranquillo.

Anonimo ha detto...

Concordo con Paraffo, dopo avere girato un bel pò, me ne stò tranquillo a Salerno, a Roma meglio andarci in "gita". :-)