lunedì 26 maggio 2008

Un po' di storia spicciola (e due risate).

Ricevo e pubblico, tanto per rilassarci un po':

Nel medioevo, la vita media degli uomini era di 40-45 anni e l'assistenza sanitaria inesistente.

Quando un uomo moriva, per certificarne la morte veniva chiamato il "medico condotto", 
il quale, per verificare l'effettivo decesso, usava infliggere dolore al deceduto.
Il modo più comune utilizzato in quel tempo era un potente morso inflitto alle dita dei piedi 
(quasi sempre l'alluce): nel dialetto del popolino, il medico assunse così il nome di "beccamorto".

Questa pratica diede origine ad un vero e proprio mestiere.

La tradizione prevedeva che tale mestiere fosse tramandato dal padre al primo figlio maschio.

Verso la fine del medioevo accadde però qualcosa che cambiò il futuro dei beccamorti.
Uno dei beccamorti più famosi non riuscì a concepire un figlio maschio, la moglie partorì 
4 figlie femmine.

Il beccamorto, per evitare l'estinzione del mestiere, domandò alla Chiesa la dispensa 
per poter tramandare la professione alla propria figlia femmina la quale, dopo aver ricevuto 
la benedizione, iniziò il suo lavoro di beccamorto.

Il caso volle che il suo primo morto fosse un uomo al quale un carro aveva tranciato 
entrambe le gambe; la ragazza era indecisa su dove infliggere il morso, e alla fine, 
prese una decisione... Nacquero così le pompe funebri.




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2 commenti:

Anonimo ha detto...

A chi fa strane e allarmanti ipotesi sull’origine dell’espressione “pompe funebri” faccio solo notare che pompa, per il Devoto-Oli, è in primo luogo un “apparato fastoso”. Dunque le pompe funebri, come le onoranze funebri, sono o dovrebbero essere un rito abbastanza lussuoso nel quale si celebrano le virtù del defunto e lo si saluta per l’ultima volta.
Gianni Pardo

*paraffo* ha detto...

Caro Gianni, a questo punto non so se sia più divertente la barzelletta raccontata nel mio post oppure il tuo commento :-]