sabato 31 maggio 2008

Pugno di ferro a Chiaiano? E alla Sapienza?

Contrariamente a quel che succede ai giornalisti, che prima scrivono il loro articolo e poi qualcun altro glielo titola, io scrivo prima il titolo.

Non so quale sia il metodo migliore, ma io sono rimasto ai tempi della scuola: tema, svolgimento.

Mi pare che, in questo modo, il titolo non tradisca il contenuto come avviene - invece e spessissimo - sui giornali, dove il titolo dice una cosa e l' articolo un' altra.

Mi sono fatto l' idea che, nei giornali, questo sistema abbia un senso assai concreto e preciso:

1° pare che  il lettore medio di quotidiani, molto spesso o quasi sempre, legga solo i titoli ...
2° sono i titoli a rappresentare la linea politica del giornale.

Questa considerazione ne trascina un' altra: forse molti fans della sinistra leggono solo i titoli dei loro giornali di riferimento. Se fosse vera questa ipotesi, si spiegherebbe l' ignoranza dei fatti concreti che palesano i suddetti fans quando, sui blog e i forum, parlano di politica.

Si spiegherebbe anche la mia convinzione che sui giornali di sinistra la verità viene comunque raccontata, anche se il titolo è spesso menzognero e l' uso dell' aggettivazione tendenzioso.

Ma torniamo a bomba: dopo aver scritto il titolo di questo post, cioè dopo essermi dato il "tema" da svolgere, ho avuto un attimo di smarrimento. Mi sono chiesto cosa avessi in animo di sostenere. Forse la necessità di tornare ad una società "autoritaria", con gli studenti succubi della volontà dei loro insegnanti, dei loro preti, dei loro genitori, come accadeva prima del '68?

Lo dico ai giovani che mi leggono: guardate che, prima del '68, la vita era davvero grama nel nostro Paese. La società italiana era ancora impregnata della mentalità fascista più becera, dove i funzionari pubblici e i preti spadroneggiavano ottusamente, le gemelle Kessler sgambettavano mostrando solo le caviglie, i gay venivano perseguitati sia moralmente che fisicamente, il divorzio consisteva nell' uccidere il coniuge, le mammane si arricchivano infilzando feti (e uteri) con un ferro da calza, gli insegnanti schiaffeggiavano gli studenti discoli o ottusi e i genitori facevano lo stesso ad ogni occasione propizia, cioè in continuazione! Le commissioni censorie imperversavano nell' editoria come nella cinematografia, le strade erano sgombre dalle prostitute ma i casini ne erano stracolmi e così via.

Dopo il il ' 68 tutto è cambiato. 

In meglio? Be', data la situazione precedente, qualsiasi cambiamento avrebbe portato ad una situazione migliore! 

Questo in linea teorica, ma in pratica? In pratica, si è passati dalla padella alla brace, dal fascismo all' anarchia, dall' autoritarismo più becero al lassismo più sbracato.

E l' autorevolezza? L' autorevolezza, nel nostro paese, non ha mai goduto di alcun credito, fin dal Risorgimento e dall' Unità. 

Le figure "autorevoli", in Italia, non sono mai esistite, se non nella fantasia fervida dei nostri giornalisti e dei nostri politici che, di volta in volta, ne hanno inventata qualcuna e solo post mortem: De Gasperi, Togliatti, Berlinguer, Moro, Dalla Chiesa, Falcone ....

Proprio ieri sera, Santoro - ad Anno Zero - ha meritoriamente trasmesso spezzoni di una vecchia (e indimenticata) trasmissione (Costanzo show in tandem con Samarcanda) in cui Falcone era vergognosamente attaccato da Leoluca  Orlando e i suoi "professionisti dell' antimafia"(di sinistra) a imperitura testimonianza di quanto poco autorevole fosse considerato, in vita, lo stesso Falcone, uno dei pochissimi che lo fosse davvero: lo accusavano di essersi venduto al governo dell' odiato Andreotti!

E quanto poco autorevole fosse considerato dai suoi colleghi, lo aveva dimostrato il CSM qualche tempo prima, quando gli aveva negato la direzione dell' Ufficio Istruzione di Palermo.

Ora quel tristo figuro di Orlando è ricicciato fuori al fianco, nientepopòdimenoche di Antonio Di Pietro, altra figura di  indiscussa autorevolezza .... quando sarà morto e di lui si ricorderà solo la finta epopea di mani Pulite.

La puntata di ieri di Anno Zero è stata, a mio avviso, di tale interesse da giustificare la permanenza di Santoro in Rai per almeno i prossimi dieci anni. Chi ha avuto occhi per vedere ed orecchie per ascoltare ne ha tratto utili indicazioni per rendersi conto di che disgraziato Paese sia stato, e quindi sia, il nostro. Abbiamo persino avuto, ieri,  un timido ma incisivo sputtanamento del metodo Travaglio da parte di Papa-Mieli ....

Stamattina non riesco a rimanere sul tema! 

Dunque, cosa dobbiamo fare, alla Sapienza? Re-instaurare l' autoritarismo dei professori? Perchè la tragedia è questa: i nostri docenti non sono dotati di alcuna autorevolezza, nè scientifica nè professionale, nè umana, quindi o lasciamo che quattro studenti scalmanati continuino a decidere chi può o non può parlare nelle Università, oppure mandiamo l' esercito, come si sta per fare a Chiaiano. 

Tertium non datur. O meglio, il tertium è dato, ma non è praticabile: l' autorevolezza!

Perchè non è praticabile? Perchè NON esiste e non esiste perchè non esistono, a nessun livello, persone autorevoli. Per "crearle" occorrono riforme strutturali profondissime e, dopo, almeno un paio di generazioni.

Il guaio è che le su auspicate riforme strutturali non possono essere introdotte senza una buona dose di autoritarismo ma con l' autoritarismo si sa da dove si parte ma non si sa dove si arriva, in questo paese.

Insomma, ragazzi miei, da una situazione come la nostra non si esce. 

In passato sì: attraverso guerre e rivoluzioni intere classi dirigenti e intere culture venivano spazzate via e sostituite con il "nuovo". In pace e in democrazia questo sovvertimento repentino non è possibile ....

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venerdì 30 maggio 2008

Video: Silvio torna a Napoli ...

...e ribadisce: la discarica di Chiaiano, secondo i dati tecnici in nostro possesso, si farà senz' altro e sarà presidiata dall' Esercito e la SuperProcura  per i rifiuti campani NON è anticostituzionale e sarà istituita. Punto!  Capito gente? Il Berlusca non demorde ....

Ecco la conferenza stampa completa (Sky TG24).

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Napoli: "Da capitale a prefettura"

Questa battuta di Tremonti è stata trasformata in un bel titolo dal Corriere del Mezzogiorno, Galli della Loggia l' ha ripresa nell' editoriale di oggi del Corrierone ed io ne ho fatto il titolo di questo post.

Quando una battuta è felice, e questa lo è di certo, nella sua lapidarietà, va conservata e diffusa. Tanto più quando esprime una verità difficilmente contestabile, come ci spiega diffusamente Galli della Loggia.

Non credo di fare retorica quando affermo che il crudele destino di Napoli è una vera tragedia nazionale.

L' Italia, secondo me, di capitali ne ha sempre avute cinque.  A risalire lo stivale esse sono: Palermo, Napoli, Roma, Firenze e Milano. Tutte le altre città sono provincia. Ovviamente mi riferisco al loro primato non tanto storico, quanto culturale.

Forse sbaglio ma, sotto questo profilo, la capitale italiana prima inter pares è proprio Napoli.

Ecco perchè considero una tragedia nazionale che questa capitale sia stata ridotta, da una classe politica che definire imbelle è poco, al rango di prefettura, secondo la felice definizione di Tremonti.

Napoli, ormai, è il simbolo del degrado italiano: l' Italia "si rialzerà in piedi" solo quando si sarà rialzata Napoli.


anni di dissipazione, superficialità e incoscienza

Ricolfi, oggi sulla Stampa, ci ricorda - con la solita efficacia - quanto difficile sia la nostra situazione economica e invita chi, come noi berluscones, si aspetta di vedere questo paese rivoltato come un calzino grazie al nuovo Governo, a non farci soverchie illusioni.

La situazione è talmente compromessa da "anni di dissipazioni, superficialità e incoscienza",  che occorrerà almeno un decennio per sanarla, sempre che intanto si cominci .....

A leggere i giornali di questi giorni si ha l' impressione che dei problemi VERI del paese non si preoccupi nessuno. Paginate intere dedicate alle preoccupazioni di Veltroni per la "brutta aria che tira" sul fronte della democrazia messa in pericolo dalle squadracce nazi-fasciste che sprangano extra-comunitari e pacifici studenti di sinistra. Altre paginate dedicate a Di Pietro e alla sua crociata contro Rete4.

Altre ancora dedicate alla "figuraccia" fatta dalla maggioranza che non ha saputo difendere un emendamento sulla salvaguarda degli uccelli e sull' esultanza dell' opposizione che ha "costretto" il Governo a ritirare un suo emendamento e via cazzeggiando, come al solito.

In TV, poi, gli esponenti della maggioranza, come Gasparri (ma non solo lui), sembrano ossessionati dal mantenere ottimi rapporti con le minoranze e si lasciano sbeffeggiare con l' aria di chiedere pure scusa per aver vinto le elezioni.

A me Gasparri, anche grazie alla imitazione di Neri Marcorè,  sta - umanamente - molto simpatico, però comincia a seccarmi, col suo atteggiamento dimesso, anche perchè sta sempre in TV. (Che lo invitino tanto, proprio per questo)?

L' impegno che ho preso con me stesso di tenere in vita questo blog con post quotidiani, comincia a rendermi impaziente. E' passato qualche giorno dall' insediamento del nuovo governo e mi pare che siano passati mesi, invece, senza che alcunchè sia stato ancora realizzato, e allora il teatrino della politica quotidiana mi pare ancora più vacuo e insopportabile del solito ... 

Tanto più se mi capita, come stamattina, di leggere un "pro-memoria" concreto e disperante come quello di Ricolfi!

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Difendiamoci dai cretini

Questo è il titolo di una articolo firmato da Massimo de' Manzoni su Il Giornale di oggi e che si riferisce ai recenti fatti di Roma, quelli che Veltroni, in questi giorni, ci invitava - pensoso dei destini democratici del nostro paese - a non sottovalutare.

Di questo articolo, oltre al titolo, mi ha colpito la frase finale: "Far sì che resti tutto come sta: uno sfregio agli italiani e agli immigrati onesti, un regalo grande così ai delinquenti e ai tanti cretini d' Italia".

Che le manipolazioni dei giornali di sinistra favoriscano i delinquenti è cosa grave, certo, ma è nulla - a mio parere - rispetto al danno che deriva al paese dal favorire "i cretini d' Italia", quelli che vanno in estasi di fronte al quartetto Di Pietro-Travaglio-Grillo-Santoro, tanto per capirci.

Vedendo "stampati" sullo schermo del mio computer, uno accanto all' altro,  questi quattro nomi, mi è venuto da ridere perchè mi sono accorto che solo uno di loro è di sinistra, Santoro!

Gli altri tre sono dei fascisti della più bell' acqua. Che lo siano Di Pietro e Travaglio mi pare talmente evidente che non occorre che argomenti la mia affermazione. Su Grillo, invece, vorrei specificare che la sua antipolitica è in realtà un sovrano disprezzo per il Parlamento, tale e quale a quello che portò Mussolini a definirlo "Un' aula sorda e grigia" e scioglierlo poco dopo.

La battaglia di Grillo per un Parlamento pulito è fumo gettato negli occhi dei "cretini" che lo applaudono, perchè - per lui - gli altri deputati, quelli con la fedina penale pulita, sono comunque dei parassiti deficienti, cioè gente inutile che anima un' aula inutile.  Più fascista di così!! 

Dunque, salviamo Santoro? Ebbene sì, salviamolo! Anche se si serve, per le sue battaglie politiche, dei tre fascisti suddetti?! Sì, perchè, diciamolo una volta per tutte, a lui dobbiamo proprio la sovraesposizione mediatica di quei tre, quella che eccita i "cretini", certo, ma che li sputtana irrimediabilmente agli occhi di chi cretino non è!

Come ho avuto già modo di dire, la TV è un' arma a doppio taglio: può fare la fortuna di chi ha qualità ma distrugge irrimediabilmente chi non ne possiede.

Quei tre fascisti, credete a me, non hanno futuro politico ... e saranno proprio i loro "amici" di oggi, Santoro compreso, a seppellirli, prima o poi.

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giovedì 29 maggio 2008

Grave lutto nel PdL, ma anche la Lega piange.

Tutto il centro-destra è in gramaglie: è venuto a mancare, dopo breve malattia, il dialogo con l' Italia dei Valori.

Ne ha dato il triste annuncio, in Parlamento, l' onorevole Antonio Di Pietro che, spiaciuto ma fiero, ha esclamato: "Fino a quando questo conflitto (di interessi) non si risolve, noi dell' Italia dei Valori non potremo mai sederci al tavolo del dialogo" (vedi: Corriere della Sera di oggi).

La maggioranza è ammutolita ed il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è corso a Palazzo Chigi a informare il Cavaliere che, inopinatamente, alla feral notizia è scoppiato in lacrime.

Ripresosi prontamente, come è nella sua indomita natura, e col ciglio subito asciutto, ha invocato a gran voce il fido Gianni Letta: "Gianni, è ora di finirla con 'ste cacchio di televisioni. Chiama immediatamente Confalonieri che si metta in contatto con Murdoch e si faccia fare un' offerta cumulativa: voglio vendere tutto"!

"Ma Silvio, ti prego, non essere impulsivo, forse di Di Pietro possiamo fare a meno, gli parlerò io, anzi, ora chiamo mio nipote e gli andiamo a parlare insieme. Vedrai che possiamo convincerlo ad un compromesso". Mentre parlava, Letta si era genuflesso e aveva cominciato a sgranare un rosario ...

"No, Gianni - fece Silvio tirandolo su di peso per la cravatta - Di Pietro ha ragione: tutte le disgrazie italiane dipendono dal mio conflitto d' interessi! Di Pietro è persona adamantina, ha una coscienza morale e civile al di sopra della norma ed io mi pento di non avergli  dato ascolto, fino ad oggi. E poi, siamo franchi, Gianni, io voglio passare alla storia e se Di Pietro mi mette i bastoni fra le ruote, non ci riuscirò mai"!

"Dunque, è deciso: chiamate Murdoch e fissate un appuntamento IMMEDIATAMENTE"!

Fu a questo punto che Travaglio si svegliò di soprassalto: si era assopito sulle carte dell' ultimo processo rimasto in piedi contro Berlusconi  e aveva fatto un sogno meraviglioso ..... 

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Le proposte di riforma presentate dall' ANM

Il vostro paraffo si è appena "sbattuto" a leggere il documento in PDF che Repubblica mette a disposizione dei lettori qui. Si tratta delle proposte che l' ANM ha appena presentato al nuovo Guardasigilli, per sveltire il lavoro della Magistratura.

Iniziativa lodevole, penserete voi. Certamente! Peccato però che il mio primo pensiero, a lettura ultimata, sia corso alle parole del Principe di Salinas, il famoso Gattopardo: "Bisogna che tutto cambi affinchè tutto rimanga come prima"!

Le proposte della Associazione, infatti, a parte l' ovvietà della informatizzazione degli uffici giudiziari, hanno una sola linea guida: rendere i giudici e i PM sempre più potenti e i cittadini sempre più impotenti, i giudici e i Pm sempre più insindacabili e i cittadini sempre più soggetti all' arbitrio.

Credete che ci sia un solo rigo, in questa proposte, dedicato alla formazione professionale dei giudici? No, sbaglio, un rigo c'è ed è dedicato al fatto che bisogna porre deroghe alla legge prodiana sul divieto di assegnare compiti delicati ai giudici di prima nomina, altrimenti gli uffici giudiziari del Sud rimarranno sguarniti. Insomma: non si può pretendere che nei territori governati dalla criminalità organizzata vadano spediti, d' imperio, magistrati di provata esperienza, i ragazzini vanno benissimo!

In questo momento, chissà perchè,  mi è venuta voglia di utilizzare il famigerato slogan di Grillo!

Chi di voi è curioso (e non mi crede sulla parola) vada a leggersi quel documento ....

Alfano ha dichiarato che non intende proporre alcunchè sul nodo vero della giustizia in Italia e questo, ovviamente, non mi sta bene, ma tant'è: il nuovo governo pare non voglia prendere di petto nessuno e se qualcuno mi spiega come sia possibile riformare questo paese senza prendere di petto i guardiani della conservazione, gli sarò eternamente grato ....

Il nodo vero della giustizia è uno solo: l' abolizione della obbligatorietà dell' azione penale (che è fonte soltanto di arbitrio e di inefficienza) e l' abolizione della indipendenza dei PM dal potere dei governi.

Tutti i malanni del sistema giudiziario italiano (e non solo di questi) non sono che la conseguenza inevitabile di quei due macrospici errori.

Gli attuali governanti lo sanno benissimo ma si guardano bene dal prendere il toro per le corna e mettere mano a "questa" riforma.



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Alitalia: e se stesse succedendo che ...?

Franco Locatelli, sul Sole di oggi, suggerisce il commissariamento, visto che la famosa cordata tarda a materializzarsi.

Come dargli torto? La Compagnia di bandiera, sabotata per anni dalla mala-politica e dal malo-sindacalismo, sta continuando a divorare denaro con una famelicità tale da far passare il mitico e ingordo Moloch per un anoressico ...

D' altra parte, sono mesi che la Lega sta invocando l' applicazione della legge Marzano, per risolvere il problema.

Il fatto che il Governo continui a traccheggiare e che io sostenga questo Governo, mi porterebbe a credere che questa mitica cordata esista davvero e che l' operazione di acquisizione richieda i suoi tempi tecnici, per manifestarsi e concretizzarsi.

Intanto però l' opposizione continua a sguazzarci in questo apparente ritardo: dubita, ironizza, stigmatizza e questo atteggiamento mi provoca vorticosi giramenti laggiù, al centrosud del pianeta paraffo ....

Tuttavia, mentre leggevo l' articolo di Locatelli, mi è sorto questo dubbio: non è che si stanno tirando le cose per le lunghe per piegare a mitissimi consigli i sindacati e ridurre ai minimi termini il prezzo d' acquisto?

La cosa non mi stupirebbe e tanto meno mi indignerebbe, anzi! A me il libero mercato piace e se, per una volta, sarà il centrodestra a "regalare" un gioiello di famiglia ai privati, che sarà mai?!! 

Su questa pratica Prodi ha costruito una gloriosa carriera politica, no?

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La laicità dello Stato

Stamattina voglio segnalarvi, prima di entrare nella mediocrità della politica spicciola, una lettera di Massimo D'Alema pubblicata ieri sul Corriere, su un argomento molto "alto" e dibattuto: quello della laicità dello Stato.

Una delle quasi-convinzioni che mi sono costruito nel corso di una ormai lunga vita è questa: quando si ascolta il ragionamento di qualcuno, occorre ascoltarne le parole e le argomentazioni, A PRESCINDERE dalla storia personale di chi le esprime.

So bene quanto sia difficile resistere al "pre-giudizio" e infatti, malgrado la convinzione raggiunta, cado spesso anch'io in questo errore. 

Mi è capitato, recentemente e ... clamorosamente, con la "svolta" veltroniana del PD. Ho ascoltato le sue parole, ho seguito,  le sue argomentazioni, le ho approvate completamente ma... ma non riesco a liberarmi dal pregiudizio che la storia politica della sinistra le smentisca clamorosamente e le renda, quindi, false.

Come ho denunciato nel mio ultimo post, i fatti concreti stanno dando ragione a questa mia diffidenza eppure vi assicuro che vorrei sbagliarmi.

Vabbè, vedremo.

Ma torniamo al punto: la lettera di D' Alema.

Quello che dice Massimino è - a mio avviso - sacrosanto a prescindere dal fatto che LUI sia un prete rosso, cioè un tizio tutt'altro che laico.

Può un non-laico dire cose assennate sulla laicità e, addirittura, invocarla per il nostro Stato? 

Certo che può e infatti lo fa con la solita spocchia intellettuale che gli è propria ma che, personalmente, me lo rende simpatico tanto quanto - invece - mi è antipatico Veltroni, pretesco anche fisicamente come è.

Ovviamente non credo affatto che D' Alema, una volta al potere, si ricorderebbe di mettere in pratica la laicità che sostiene ora, ma questo non toglie nulla - a mio avviso - alla fondatezza di quel che sostiene, esattamente come sono fondatissime le tesi veltroniane sulle riforme politiche ed istituzionali necessarie a questo paese.

Concludendo: "predicare bene e razzolare male" sarà pure contraddittorio ma è caratteristica umana, quante altre mai! 

E poi c'è qualcosa di ancora più deleterio, in politica: "razzolare male e  ... predicare peggio"!

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mercoledì 28 maggio 2008

Tho! La CGIL ha lasciato il tavolo ...

Il Sole 24 ore ci fa sapere che, dopo appena un quarto d' ora dall' inizio dell' incontro, il rappresentante della CGIL - Pubblico Impiego ha abbandonato il tavolo della trattiva, accusando Brunetta di avergli fatto perdere tempo: "Poteva mandarcelo per posta, il suo piano! Non siamo gente che ha tempo da perdere"! Avrebbe detto il fiero sindacalista!!

Capito, gente? Magari gli statali di tempo ne perdono tutti i giorni, ma i loro rappresentanti sindacali, no!

E con questo, amici di destra che speravamo in una svolta epocale all' insegna della collaborazione con l' opposizione e le parti sociali, il nostro sogno sta andando rapidamente a remengo, come questo vecchio pessimista, che però conosce da 50 anni i suoi polli, aveva abbondantemente previsto ....

Sarà bene che Governo e maggioranza aprano in fretta gli occhi, onde evitare di essere anche derisi oltre che gabbati.

Con questa gente non c' è dialogo che tenga e prima lo capiremo tutti, meno tempo perderemo in inutili minuetti parlamentari e sindacali.

Se non prendiamo coraggio ora che il consenso, nei sondaggi, viaggia oltre il 70% con punte del 90% su certi argomenti, quando lo prendiamo? Quando l' opera di demonizzazione e di menzogna continua sarà ripresa in pieno?!!!

Basta dare un' occhiata alle news di questi giorni per rendersi conto che tutto sta riprendendo come sempre: siamo razzisti, prepotenti, fascisti, vogliamo salvare Rete4 e via dicendo e la magistratura ha ricominciato già a mettere i bastoni fra le ruote mettendo in galera i collaboratori di Bertolaso!

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martedì 27 maggio 2008

Pensieri beceri e pensieri alti.

Confesso che, alla notizia dei premi vinti a Cannes da due film italiani che parlano, rispettivamente, di camorra e di mala politica, la mia prima reazione è stata: "Ecco, i soliti panni sporchi NON lavati in famiglia, il solito desiderio masochistico di sputtanarci - da soli - nel mondo"!

Poi ho ricacciato, come indegno, perchè profondamente becero e a-culturale, questo pensiero e ho gioito per questa vittoria del nostro cinema, della nostra cultura, che parrebbe sopravvissuta ad anni di cinema di Stato, capace di produrre solo film insulsi che mandano in estasi esclusivamente i loro autori e i politicanti (di sinistra), che li sovvenzionano (coi soldi di tutti noi) e ne  ricavano la fedeltà politica dei beneficiati.

A conferma dei pensieri "alti" che, nella mia testa, hanno sostituito quelli beceri della mia prima reazione, mi sono trovato - poco fa - a leggere un bellissimo articolo dello scrittore Antonio Scurati su la Stampa di oggi.

Dice, in una forma compiuta e colta che io non saprei produrre, esattamente quel che pensavo, confusamente, io.

Non perdetevelo. Buona lettura!

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Gayezza e libertà ...

Vi segnalo questo articolo di Massimo Gramellini, oggi sulla Stampa, non tanto per il suo contenuto, per altro assai interessante perchè discetta su ciò che faceva, un tempo, vergognare gli italiani e ora non più, quanto per lo spunto da cui parte: l' accoltellamento di un ragazzo gay ad opera del padre "offeso".

Anch' io voglio usare questo episodio come spunto, ma per parlare delle polemiche che hanno investito la Garfagna quando, qualche giorno fa, ha negato il patrocinio ad una parata per il gay pride.

Notizia ormai vecchia, direte voi! 

Mica tanto: ieri sera, sul canale satellitare della Rai, EXTRA, veniva trasmesso un Blob tutto dedicato ai trascorsi "artistici" della nostra avvenente ministra: foto di calendari, tette e cosce in primo piano, patetiche esibizioni di danza in Tv ecc ecc: insomma, uno sputtanamento bello e buono ascrivibile, appunto, al suo aver osato non sovvenzionare le manifestazioni dei gay nostrani.

Premessa indispensabile: io nutro la ferma convinzione che tutti gli esseri umani, di ambo i sessi, siano bi-sessuali e che la scelta di .... "specializzarsi" in eterofilia oppure in omofilia sia dettata solamente dalla educazione (leggi: condizionamento culturale) ricevuta.

In altre parole, se chi vi scrive non è gay è solo merito (o colpa) dei suoi genitori, della sua scuola e dell' ambiente culturale in cui è cresciuto. Punto!

Dunque, se essere gay è una scelta culturale (consapevole o meno, poco importa), allora io mi sento di sostenere che un omosessuale ha tutto il diritto di vivere la sua gayezza in piena libertà e nessuno ha il diritto di sindacare la sua scelta, tantomeno un genitore che - evidentemente - non ha saputo condizionarlo alla eterosessualità quando ne aveva la possibilità.

Per lo stesso motivo, però, nessun gay ha il diritto di "imporre" ad una società organizzata e basata sulla eterosessualità, le sue scelte personali e pretenderne riconoscimenti giuridici ed economici.

Le sfilate del gay pride non sono, ai miei occhi, più spiacevoli di quanto lo siano quelle sindacali a sostegno o contro un governo, cioè quelle NON tese ad ottenere più salario e migliori condizioni di lavoro ma a condizionare la politica a favore delle posizioni di sinistra, tuttavia riconosco loro il sacrosanto diritto ad essere effettuate, mentre non tollero l' idea che sia la collettività a sostenerne le spese e tantomeno i disagi.

Il lavoratore in sciopero, il suo diritto a manifestare se lo paga di tasca sua. Il gay deve fare lo stesso! Punto!

Attaccare la Garfagna per aver sostenuto questo punto di vista è, a dir poco, sciocco, oltre che culturalmente e giuridicamente sbagliato.

Vorrei ricordare, in chiusura, che la libertà - qualsiasi libertà - non è un diritto ma un dovere verso sè stessi, un dovere che costa e costa molto e chiunque lo voglia esercitare deve pagarselo di tasca propria, sia in termini economici sia in termini di impegno intellettuale e fisico.

Provate, per un attimo, ad immaginare una Italia che facesse proprio il concetto che ho appena espresso: non pensate che, magicamente, sparirebbero almeno tre quarti dei problemi che ci affliggono?  

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L' Italia come il Libano?

Questo è lo spauracchio che agita davanti ai nostri occhi Panebianco, oggi sul Corriere, in un fondo intitolato "Se lo Stato fallisce".

L' argomento è una analisi delle differenze fra Stati "forti" e Stati "deboli che operino in regime democratico.

In Italia, da 60 anni, impera una cultura (quella di centro-sinistra, manco a dirlo) per la quale la democrazia richiede che lo Stato sia "debole", altrimenti non è democratico.

Peccato, sostiene Panebianco ed io concordo perfettamente, che sia vero esattamente il contrario: una democrazia non può sopravvivere se lo Stato non è "forte" (donde l' accenno al crollo della democrazia in Libano).

Dopo l' ultima, schiacciante, vittoria del cantrodestra finalmente si è aperto questo dibattito che altro non è, a mio avviso, che il primo tentativo, nella storia repubblicana, di mandare in soffitta la cultura cattomarxista, quella che ha reso il nostro Stato il più scassato e imbelle del mondo occidentale.

Pare che, in questi giorni, grazie alla drammaticità dei  problemi posti dalla "monnezza" napoletana e dall' immigrazione clandestina, sia diventato lecito cominciare a dibattere, su giornali e TV e, immagino, persino nei bar, se non sia il caso di dare la spallata definiva a quella cultura già messa in crisi dalla debacle elettorale di TUTTI i partiti che ne erano e sono impregnati, comprese le parti residuali della DC e delle gerarchie ecclesiastiche.

Non è un caso che queste ultime si stiano lamentando a gran voce che il nuovo Parlamento è il più "laico" DI TUTTA LA STORIA REPUBBLICANA.

A mio giudizio non lo è ancora abbastanza, non lo è il Parlamento e tantomeno lo è il Governo, vero onorevole Giovanardi?

Ma, visto che i preti della Chiesa Cattolica e quelli della Chiesa Marxista  si stanno lamentando, credo che possiamo accontentarci, per ora.

Tutti sappiamo quanto Berlusconi aspiri ad entrare nella Storia. 

Ebbene, se fosse vero che il paese è, oggi, un po' più laico del solito e se fosse vero, come è vero, che il merito di questo è del Cavaliere, basterebbe questo risultato a farlo entrare - di diritto - nei libri di storia ......

lunedì 26 maggio 2008

Un po' di storia spicciola (e due risate).

Ricevo e pubblico, tanto per rilassarci un po':

Nel medioevo, la vita media degli uomini era di 40-45 anni e l'assistenza sanitaria inesistente.

Quando un uomo moriva, per certificarne la morte veniva chiamato il "medico condotto", 
il quale, per verificare l'effettivo decesso, usava infliggere dolore al deceduto.
Il modo più comune utilizzato in quel tempo era un potente morso inflitto alle dita dei piedi 
(quasi sempre l'alluce): nel dialetto del popolino, il medico assunse così il nome di "beccamorto".

Questa pratica diede origine ad un vero e proprio mestiere.

La tradizione prevedeva che tale mestiere fosse tramandato dal padre al primo figlio maschio.

Verso la fine del medioevo accadde però qualcosa che cambiò il futuro dei beccamorti.
Uno dei beccamorti più famosi non riuscì a concepire un figlio maschio, la moglie partorì 
4 figlie femmine.

Il beccamorto, per evitare l'estinzione del mestiere, domandò alla Chiesa la dispensa 
per poter tramandare la professione alla propria figlia femmina la quale, dopo aver ricevuto 
la benedizione, iniziò il suo lavoro di beccamorto.

Il caso volle che il suo primo morto fosse un uomo al quale un carro aveva tranciato 
entrambe le gambe; la ragazza era indecisa su dove infliggere il morso, e alla fine, 
prese una decisione... Nacquero così le pompe funebri.




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