sabato 3 maggio 2008

Il bravo Minzolini sa di cosa parla

Minzolini, a mio modesto parere, è il miglior cronista politico in circolazione. Data la qualità media dei suoi colleghi, non è che sia un gran complimento, il mio, ma insomma, è pur sempre un riconoscimento.

In TV lo presentano come "opinionista" della Stampa e magari lo è, però è uno di quelli che le notizie va a cercarsele sul campo. Non c'è conferenza stampa in cui il suo cranio accuratamente rasato non brilli fra la folla degli intervistatori.

Oggi ha scritto un bel pezzo sullo stato dell' arte della nomina dei nuovi ministri. Conferma quanto ho già riferito in altro post: il nodo da sciogliere è uno solo, ma bello grosso, quello dell' assegnazione del Ministero della Giustizia.

Io pavento la nomina di Pera, come sapete, e ho letto con un certo sollievo che, contrariamente a quanto pensavo, il 90% del PdL non lo vuole.

Chi è, allora, che preme su Berlusconi perchè lo scelga? Il solito nefasto Gianni Letta!

Il cavaliere continua a ritenerlo un collaboratore prezioso ed avrà i suoi motivi che posso anche immaginare, ma io sostengo che finchè non lo licenzierà la svolta liberale di Forza Italia rimarrà un sogno, per noi berluscones ...

La Stampa
03 Maggio 2008
E Silvio riscopre l' incubo delle toghe
Ancora libera la casella del Guardasigilli: Pera o Vito?

Augusto Minzolini
ROMA
Gli ultimi particolari sui nomi del nuovo governo, in fondo, il Cavaliere li ha già risolti. «Per fare la lista dei ministri - confida uno degli alti gradi del nuovo gabinetto Berlusconi - il presidente non impiegherebbe più di tre minuti». Qualche problema il prossimo premier l’ha risolto alla sua maniera, con qualche facezia. Due giorni fa si era sfogato disperato con il segretario dei repubblicani, Francesco Nucara, che come tanti altri era andato da lui per vedere se c’era spazio nel governo: «Non me ne parlare - lo ha anticipato Berlusconi -. Pensa che per il ministero delle Pari opportunità ho sei donne in lista: la Prestigiacomo, la Carfagna, la Mussolini, la Brambilla e altre due di cui ora non ricordo il nome. Io ne potrò accontentare una sola e, sai come sono le donne, le altre mi manderanno tutte a quel paese». Rischi da premier.

Ma questi non sono problemi gravi per un Cavaliere che come tutti sanno non manca di fantasia: ad esempio, per calmare Gianfranco Rotondi che vuole partecipare a tutti i costi al Consiglio dei ministri per salvaguardare la tradizione che vuole un dc sempre e comunque al governo, Berlusconi - sempre a sentire l’interessato - si sarebbe inventato un ruolo di ministro senza portafoglio “ad hoc”, quello dei rapporti con l’Onu. Per un suo ex-ministro rimasto appiedato, Pietro Lunardi, invece, il Cavaliere ha pronto un tavolo del Presidente a Palazzo Chigi che accoglierà altri “ex” come Adolfo Urso. E alla fine anche le voglie di governo di Andrea Ronchi potrebbero essere soddisfatte: non sarà ministro, semmai “vice” anche se l’interessato continua a pretendere un dicastero troppo “pesante” come l’Interno. A questo proposito una piccola riflessione va fatta: se Fini ha definito la vittoria di Alemanno un successo di An e se Ronchi rivendica un posto sempre nello stesso nome, che fine ha fatto il Pdl? Nulla di drammatico, visto che sul governo ormai tutti vogliono mettere bocca, pure il colonnello Gheddafi che ha posto un veto sul leghista Calderoli per via della celeberrima maglietta anti-Islam.

Si tratta, però, per dirla con Totò, di “quisquilie”. L’ultima vera grana per il Cavaliere è il ministero della Giustizia. Lì, per cento motivi i giochi ancora non sono fatti. Del resto quel posto è sempre stato una spina per ogni gabinetto Berlusconi (ormai siamo arrivati al quarto), visti i rapporti difficili che il personaggio ha con i magistrati. L’altra volta la patata bollente il Cavaliere l’aveva data in mano ad un leghista di fiducia come Roberto Castelli, un ingegnere che proprio perchè esterno a quegli ambienti aveva tenuto il punto con i vari Palazzi di Giustizia. Adesso, invece, il premier lo ha rivendicato per Forza Italia ma non riesce a trovare ancora l’uomo adatto. O meglio, quelli che vorrebbe mandarci rifiutano; i disponibili, per una ragione o per l’altra, ancora non lo convincono del tutto. I primi, quelli che declinano l’offerta, hanno contratto una sorta di «sindrome di Mastella»: consapevoli della fine che i magistrati hanno fatto fare al Guardasigilli del governo Prodi, scansano il pericolo. Claudio Scajola si è tenuto stretto il ministero per lo Sviluppo Economico. Mentre Angelino Alfano ha preferito restare nella ben più modestra casella della Funzione Pubblica: «Presidente - è stata la motivazione con cui ha rifiutato il ministero di via Arenula - io ti voglio bene, ma io non sono nato a Vicenza o a Brescia, ma a Palermo».

Chi, invece, risponderebbe al Cavaliere da soldato con il proverbiale “obbedisco”, sarebbe l’ex-capogruppo Elio Vito. Avrebbe la tempra e la furbizia dell’ex-seguace di Pannella: non per nulla, napoletano di origine e di residenza, ha sempre preferito la Toscana come collegio elettorale per non avere a che fare con il “rito” partenopeo (Mastella ne sa qualcosa). Solo che proprio per queste doti, come spiega il senatore azzurro Giorgio Malan, «Anm, Csm e tutti i magistrati italiani non lo vogliono». E, naturalmente, di questa controindicazione si è fatto portavoce l’uomo ombra del Cavaliere nelle istituzioni, Gianni Letta. «Il suo vicino di pianerottolo, il presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone, - ipotizza uno dei prossimi ministri del governo Berlusconi - avrà storto il naso sul nome di Vito».

Così il «gran Visir» ha messo in pista l’ex-presidente del Senato, Marcello Pera. Letta ha fatto presente al prossimo premier l’irritazione dei magistrati e, sapendo che ciò non sarebbe bastato, per far passare il suo candidato ha usato un altro sponsor d’eccezione per il teo-con Pera, il Vaticano e addirittura Papa Ratzinger. Il candidato, però, non entusiasma il 90 per cento del vertice di Forza Italia: «Vedrete che, con la sua aria da Professore, ai primi scontri con la magistratura - osserva uno dei generali berlusconiani - Marcello comincerà a creare problemi al capo». Ragionamenti che trovano il Cavaliere sensibile. Non per nulla lo stesso Pera ancora ieri non dava nulla per scontato: «Io non ho ancora sciolto la riserva - ha confidato a un amico -. Non voglio farmi massacrare. Quelli che sono attorno a Berlusconi mi odiano e lui li ascolta e li ama».

In realtà non è una storia di “amore” e “odi”. Semmai il Cavaliere deve farsi due conti. Deve soppesare attentamente «pro» e «contro». Il nome del Guardasigilli è questione tutt’altro che secondaria per un premier che vuole mettere all’ordine del giorno del primo Consiglio dei ministri il nuovo regolamento sulle intercettazioni telefoniche (saranno ammissibili solo nei reati di mafia o di terrorismo) e che dopo quindici anni di guerra con le procure deve aspettare ancora che qualche processo che lo riguarda vada a sentenza. Meglio un personaggio a digiuno di quegli argomenti ma politico puro come Vito o chi per lui, o il Professore Pera? L’esperienza dimostra che l’ingegnere Castelli, più a suo agio con la carta millimetrata che con quella bollata, fu dal punto di vista del Cavaliere più efficace del principe del Foro, Alfredo Biondi. Su una cosa però Letta ha ragione: il Cavaliere deve far presto, non può continuare a ricevere mezzo mondo e ascoltare le richieste di tutti, altrimenti non chiuderà mai il cerchio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Alla fine, finirà con Mantovano alla Giustizia, che non troverebbe ostacoli dall'ANM , e Sacconi al Welfare, con uno scambio di ministeri. Anche se non fosse per i troppi impegni,al di là se è di An o Fi, il nome più giusto sarebbe stato quello della Buongiorno, preparata, bene addentro al meccanismo, strenua dinfesore della separazione delle carriere, e che poi fosse anche donna, banalmente, non ci stava male. Altro problema è invece la costituzione del Pdl, partito liberalconservatore, come normalmente sono quello inglese, francese, spagnolo, per i troppi exdemocristiani, ex socialisti..che sono al atualmente al suo interno. Che dire che Dio, c'è la mandi buona... :-) Shadang

*paraffo* ha detto...

Anche io preferirei la Buongiorno! Ma va bene anche Mantovano: l' importante è che non ci vada Pera ...

Shadang, una preghiera: non entrare come "Anonimo". Sopra al riquadro in cui scrivi il tuo commento trovi le istruzioni per entrare col tuo nick.

Non è certo una cosa importante ma chettedevodì? La parola anonimo non mi piace proprio ...

Ti ringrazio! Ciao!