Ebbene sì! Da oggi il vostro amico berlusconiano fonda un nuovo movimento: quello dei ricolfones, i seguaci di Luca Ricolfi! Sono aperte le iscrizioni ....
Questo vecchio, pelato, magrolino, insomma assai bruttino intellettuale di sinistra ha un cervello spropositato e una onestà intellettuale rara.
Leggete questo suo articolo di oggi sulla Stampa e non perdetene una parola, specie se siete di sinistra e volete capire finalmente perchè non sapete darvi pace per la vittoria di Berlusconi.
Messaggio personale per l' amico Mac: non ti perdere il passaggio sulla lettera di Veltroni a Berlusconi, per favore!!!!! Se penso che mi hai massacrato gli zebedei per tre giorni e cento scambi di commenti, mi viene da piangere!!!!
Eccovi il testo dell' articolo.
La Stampa
17/04/2008
Sondaggi e partiti maledetti
Luca Ricolfi
Il risultato elettorale ha preso alla sprovvista un po’ tutti, ma fra i cosiddetti osservatori - giornalisti, commentatori, studiosi, sondaggisti - lo sgomento è particolarmente acuto. Possibile che nessuno avesse intuito che cosa bolliva nella pentola della società italiana? Come mai, a due soli anni dalla catastrofe del 2006, la maggior parte degli exit-poll e dei sondaggi non sono riusciti a prevedere il risultato finale?
Ma soprattutto: perché, nelle previsioni, la sinistra è spesso sopravvalutata e la destra sottovalutata? Nel 2006 i sondaggi prevedevano una comoda vittoria di Prodi, mentre il risultato è stato un pareggio quasi perfetto. Nel 2008 i sondaggi degli ultimi giorni prevedevano una vittoria risicata di Berlusconi, o addirittura un pareggio, mentre il risultato finale è stato un trionfo della destra. Perché?
La risposta più onesta è che non lo sappiamo, e possiamo solo fare delle congetture. Fra le molte ragioni che possono aver determinato questi due scacchi consecutivi, tuttavia, ve n’è una che a me pare più importante delle altre. Gli psicologi sociali la chiamano «desiderabilità sociale», Marcello Veneziani parecchi anni fa parlò - più crudamente - di «razzismo etico». In breve si tratta di questo: quando una persona viene intervistata le sue risposte non sono influenzate solo da quel che l’intervistato pensa, ma anche da quel che l’ambiente intorno a lui gli suggerisce di pensare. Proprio così. La società, il gruppo di riferimento, i media definiscono continuamente ciò che è bene, ciò che è appropriato, ciò che è corretto, ciò che è «in». Simmetricamente definiscono ciò che è male, ciò che è inappropriato, ciò che è scorretto, ciò che è «out». Se in una società le istituzioni richiamano continuamente determinati valori (ad esempio la solidarietà) e stigmatizzano sistematicamente determinati atteggiamenti (ad esempio l’ostilità verso gli immigrati), una parte degli intervistati preferisce non rivelare le proprie preferenze se esse sembrano confliggere con ciò che è considerato socialmente desiderabile.
Che centra tutto questo con il voto di domenica?C’entra, ma bisogna far intervenire nel discorso il razzismo etico. Una parte della società italiana è afflitta da razzismo etico, nel senso che considera moralmente inferiore chi vota per forze politiche cui essa - la parte sana del Paese - non riconosce piena legittimità democratica. Specie fra coloro che esercitano professioni artistiche o intellettuali dichiararsi di destra, o peggio votare un partito come la Lega, o Forza Italia, o la Destra provoca imbarazzo, sdegno, costernazione, incredulità. Di fronte a certe persone, confessare di aver insidiato una bambina è meno imbarazzante che confessare di aver votato per il partito di Calderoli.
Questo sentimento di disapprovazione non è quasi mai esplicito, ma genera un clima che definirei di intimidazione dolce. Tutti possono dire e fare quel che vogliono, ma sanno anche che - in molti contesti - saranno giudicati severamente se confesseranno di aver votato determinati partiti. In breve, c’è una parte del Paese che si sente nella posizione di giudicare gli altri, e c’è una parte del Paese che - proprio per questo - si sente permanentemente sotto esame. In questo diabolico meccanismo è caduto persino Veltroni, che pure aveva fatto del rispetto dell’avversario una delle novità fondamentali della sua campagna elettorale: qualche giorno prima del voto, sfidando Berlusconi a sottoscrivere quattro principi di «lealtà repubblicana», si è posto nella posizione di chi, in quanto depositario del bene, si sente autorizzato a fornire patenti di legittimità democratica all’avversario politico (da questo punto di vista le posizioni girotondine appaiono molto più coerenti, o meno insincere: chi pensa che Bossi e Berlusconi siano due pericoli mortali per la democrazia, giustamente considera un errore politico la linea del pieno rispetto dell’avversario).
Può sembrare incredibile, ma le ricerche degli studiosi dimostrano che - quando è intervistata - la gente si vergogna di un sacco di cose, comprese le più innocenti (ad esempio guardare parecchia televisione). Del resto ce l’aveva già spiegato Altan molti anni fa, con la famosa vignetta in cui il militante di sinistra confessa a se stesso: «A volte mi vengono delle idee che non condivido». Se le cose stanno così, il fallimento dei sondaggi diventa meno inspiegabile. Nella cultura italiana i luoghi comuni della sinistra «politicamente corretta» sono diffusi in modo leggero ma capillare. Per molti cittadini progressisti o illuminati se voti Forza Italia come minimo sei un affarista, un mafioso, o un abbindolato. Se voti Lega sei una persona rozza, egoista e intollerante. Se voti i post-fascisti non hai diritto di sedere al desco dei veri democratici. Se sei di sinistra e ti capita di comprare il Giornale ti guardano come se avessi acquistato un rotocalco pornografico (è successo a me).
Insomma, non è sempre e ovunque così ma lo è spesso, specie nei luoghi che contano. Molti elettori di destra se ne infischiano, ma una parte non trascurabile di essi preferisce tenere coperte le proprie carte. Sul lavoro, nelle cene, al bar, ma anche nei sondaggi. Se pensi di votare un partito «democratico» o pienamente sdoganato non hai seri timori a rivelare la tua scelta, ma se hai in animo di votare un «partito maledetto» - ossia un partito di cui i «sinceri democratici» dicono tutto il male possibile - puoi essere tentato di non scoprirti, magari dichiarandoti indeciso, o astensionista, o sostenitore di un partito né carne né pesce (è per questo che, in passato, i Verdi erano sempre sopravvalutati nei sondaggi). Qualche anno fa mi è capitato di scrivere, anche sulla base di una analisi degli atteggiamenti dell’elettorato italiano, che il «complesso dei migliori» era una delle grandi malattie della cultura di sinistra. Il fatto che ancor oggi tante persone preferiscano non rivelare il loro voto quando esso si indirizza verso i «partiti maledetti» mi fa pensare che, nonostante Veltroni (o grazie a lui?), da quella malattia l’Italia non sia ancora uscita.
Leggete questo suo articolo di oggi sulla Stampa e non perdetene una parola, specie se siete di sinistra e volete capire finalmente perchè non sapete darvi pace per la vittoria di Berlusconi.
Messaggio personale per l' amico Mac: non ti perdere il passaggio sulla lettera di Veltroni a Berlusconi, per favore!!!!! Se penso che mi hai massacrato gli zebedei per tre giorni e cento scambi di commenti, mi viene da piangere!!!!
Eccovi il testo dell' articolo.
La Stampa
17/04/2008
Sondaggi e partiti maledetti
Luca Ricolfi
Il risultato elettorale ha preso alla sprovvista un po’ tutti, ma fra i cosiddetti osservatori - giornalisti, commentatori, studiosi, sondaggisti - lo sgomento è particolarmente acuto. Possibile che nessuno avesse intuito che cosa bolliva nella pentola della società italiana? Come mai, a due soli anni dalla catastrofe del 2006, la maggior parte degli exit-poll e dei sondaggi non sono riusciti a prevedere il risultato finale?
Ma soprattutto: perché, nelle previsioni, la sinistra è spesso sopravvalutata e la destra sottovalutata? Nel 2006 i sondaggi prevedevano una comoda vittoria di Prodi, mentre il risultato è stato un pareggio quasi perfetto. Nel 2008 i sondaggi degli ultimi giorni prevedevano una vittoria risicata di Berlusconi, o addirittura un pareggio, mentre il risultato finale è stato un trionfo della destra. Perché?
La risposta più onesta è che non lo sappiamo, e possiamo solo fare delle congetture. Fra le molte ragioni che possono aver determinato questi due scacchi consecutivi, tuttavia, ve n’è una che a me pare più importante delle altre. Gli psicologi sociali la chiamano «desiderabilità sociale», Marcello Veneziani parecchi anni fa parlò - più crudamente - di «razzismo etico». In breve si tratta di questo: quando una persona viene intervistata le sue risposte non sono influenzate solo da quel che l’intervistato pensa, ma anche da quel che l’ambiente intorno a lui gli suggerisce di pensare. Proprio così. La società, il gruppo di riferimento, i media definiscono continuamente ciò che è bene, ciò che è appropriato, ciò che è corretto, ciò che è «in». Simmetricamente definiscono ciò che è male, ciò che è inappropriato, ciò che è scorretto, ciò che è «out». Se in una società le istituzioni richiamano continuamente determinati valori (ad esempio la solidarietà) e stigmatizzano sistematicamente determinati atteggiamenti (ad esempio l’ostilità verso gli immigrati), una parte degli intervistati preferisce non rivelare le proprie preferenze se esse sembrano confliggere con ciò che è considerato socialmente desiderabile.
Che centra tutto questo con il voto di domenica?C’entra, ma bisogna far intervenire nel discorso il razzismo etico. Una parte della società italiana è afflitta da razzismo etico, nel senso che considera moralmente inferiore chi vota per forze politiche cui essa - la parte sana del Paese - non riconosce piena legittimità democratica. Specie fra coloro che esercitano professioni artistiche o intellettuali dichiararsi di destra, o peggio votare un partito come la Lega, o Forza Italia, o la Destra provoca imbarazzo, sdegno, costernazione, incredulità. Di fronte a certe persone, confessare di aver insidiato una bambina è meno imbarazzante che confessare di aver votato per il partito di Calderoli.
Questo sentimento di disapprovazione non è quasi mai esplicito, ma genera un clima che definirei di intimidazione dolce. Tutti possono dire e fare quel che vogliono, ma sanno anche che - in molti contesti - saranno giudicati severamente se confesseranno di aver votato determinati partiti. In breve, c’è una parte del Paese che si sente nella posizione di giudicare gli altri, e c’è una parte del Paese che - proprio per questo - si sente permanentemente sotto esame. In questo diabolico meccanismo è caduto persino Veltroni, che pure aveva fatto del rispetto dell’avversario una delle novità fondamentali della sua campagna elettorale: qualche giorno prima del voto, sfidando Berlusconi a sottoscrivere quattro principi di «lealtà repubblicana», si è posto nella posizione di chi, in quanto depositario del bene, si sente autorizzato a fornire patenti di legittimità democratica all’avversario politico (da questo punto di vista le posizioni girotondine appaiono molto più coerenti, o meno insincere: chi pensa che Bossi e Berlusconi siano due pericoli mortali per la democrazia, giustamente considera un errore politico la linea del pieno rispetto dell’avversario).
Può sembrare incredibile, ma le ricerche degli studiosi dimostrano che - quando è intervistata - la gente si vergogna di un sacco di cose, comprese le più innocenti (ad esempio guardare parecchia televisione). Del resto ce l’aveva già spiegato Altan molti anni fa, con la famosa vignetta in cui il militante di sinistra confessa a se stesso: «A volte mi vengono delle idee che non condivido». Se le cose stanno così, il fallimento dei sondaggi diventa meno inspiegabile. Nella cultura italiana i luoghi comuni della sinistra «politicamente corretta» sono diffusi in modo leggero ma capillare. Per molti cittadini progressisti o illuminati se voti Forza Italia come minimo sei un affarista, un mafioso, o un abbindolato. Se voti Lega sei una persona rozza, egoista e intollerante. Se voti i post-fascisti non hai diritto di sedere al desco dei veri democratici. Se sei di sinistra e ti capita di comprare il Giornale ti guardano come se avessi acquistato un rotocalco pornografico (è successo a me).
Insomma, non è sempre e ovunque così ma lo è spesso, specie nei luoghi che contano. Molti elettori di destra se ne infischiano, ma una parte non trascurabile di essi preferisce tenere coperte le proprie carte. Sul lavoro, nelle cene, al bar, ma anche nei sondaggi. Se pensi di votare un partito «democratico» o pienamente sdoganato non hai seri timori a rivelare la tua scelta, ma se hai in animo di votare un «partito maledetto» - ossia un partito di cui i «sinceri democratici» dicono tutto il male possibile - puoi essere tentato di non scoprirti, magari dichiarandoti indeciso, o astensionista, o sostenitore di un partito né carne né pesce (è per questo che, in passato, i Verdi erano sempre sopravvalutati nei sondaggi). Qualche anno fa mi è capitato di scrivere, anche sulla base di una analisi degli atteggiamenti dell’elettorato italiano, che il «complesso dei migliori» era una delle grandi malattie della cultura di sinistra. Il fatto che ancor oggi tante persone preferiscano non rivelare il loro voto quando esso si indirizza verso i «partiti maledetti» mi fa pensare che, nonostante Veltroni (o grazie a lui?), da quella malattia l’Italia non sia ancora uscita.
22 commenti:
Sono anch'io un ricolfones, lo stimo parecchio e da anni...ha onestà da vendere
Se anche gli intellettuali di sinistra sono dalla tua parte forse abbiamo entrambi sbagliato partito? :-p
PS: Basta con le "contrapposizioni ideologiche o culturali". E' ora di "riconoscersi in alcuni principi e regole comuni". Così come avvenne per la Costituzione. Giorgio Napolitano torna così su un tema a lui caro. Quello del superamento delle tensioni politiche in nome del supremo interesse nazionale.
Amico Camelot, chissà come mai, ma mi aspettavo la tua adesione!!!
Comincio a sospettare di essere dotato di facoltà extrasensoriali ...
Mac, buona la tua battuta sul partito "sbagliato": comincio a volerti bene, amico!
Quanto a Napolitano, devo confessarti che le esternazioni da Santo Padre laico di TUTTI i nostri Presidenti della Repubblica, mi hanno sempre fatto cagare, fin da quando ero bambino.
E li ho conosciuti e ricordo tutti, ad eccezione dei primi due De Nicola e Luigi Einaudi: ero troppo piccolo (è vero che sono vecchio, ma mica sono Matusalemme)!
L' unico che non ha mai avuto, su di me, un effetto lassativo è stato Sandro Pertini. Anche Cossiga ha rispettato il buon funzionamento del mio intestino, ma soltanto negli ultimi mesi del suo mandato, quando impugnò il piccone e cominciò a dire quel che pensava davvero di tutto e di tutti, specie dei suoi amici democristiani.
Pertini era uno con le palle, duro come l' acciaio, onesto, laico vero, ma dotato dell' unica virtù cristiana (non "cattolica", sia chiaro) che io sappia apprezzare: quella della carità, cioè del rispetto autentico per tutti, amici e avversari.
Uomo di sinistra del tutto anomalo, quindi, un po' come Ricolfi, per intenderci! Anche se Pertini NON era di certo un intellettuale.
Di Napolitano, invece, diffido. Il ricordo della sua difesa dei carri armati sovietici che schiacciavano gli insorti ungheresi e del suo auspicio che Solzhenitsyn fosse espulso dall' Unione Sovietica, è incancellabile dalla mia memoria. I suoi appelli alla concordia nazionale, quindi, mi creano soltanto quei movimenti intestinali di cui sopra.
Per onestà intellettuale, devo dargli atto, però, che in occasione della recente crisi di governo si è comportato bene o, forse, io stesso non ho avuto piena consapevolezza della gravità della crisi in cui versava l' Unione, non mi sono cioè reso conto che Napolitano non poteva che scioglierle, le Camere.
Se così fosse, dovrei ritirare le mie espressioni di apprezzamento, ovviamente.
L'articolo è basato su ipotesi sbagliate e in ogni caso non dimostrate, cioè che la scienza dei sondaggi sia una scienza esatta, peccato che non sia così. Infatti i sondaggi mescolano un po' di matematica, teoria della probabilità e soprattutto psicologia che è tutto meno che una scienza esatta. La scelta delle combinazioni delle sezioni da cui trarre gli exit poll è basata, quando va bene, sui risultati ottenuti nelle precedenti elezioni, normalmente avvenute anni prima e non tiene in considerazione, e come potrebbe farlo, i mutamenti avvenuti nell'elettorato. Più il campione è grande più i risultati si avvicinano al vero, ma nel caso degli exit poll si tratta di qualche migliaio di interviste (2000-3000) rispetto a decine di milioni di elettori, suvvia!
E' vero che in certi ambienti dichiararsi di destra non è benvisto, ma questi ambienti che percentuale sono della popolazione? lo 0,.. e quindi ininfluenti.
Il problema è che la PdL ma soprattutto la lega hanno coagulato intorno a sè il senso di insicurezza in senso lato, del lavoro, del sentirsi minacciati anche in casa propria, trovandone il colpevole in chi è diverso. Il PD non ha saputo offrire alternative a questo ed ha perso.
A me pare, Daniele, che a te sia sfuggito il senso di questo articolo che non riguardava tanto i sondaggi e neppure la reticenza a rispondere sinceramente alle domande, quanto il senso di superiorità morale della gente di sinistra.
Credo che se avrai la pazienza di rileggerlo alla luce di questa mia considerazione, potrai ricavarne qualcosa di più importante e interessante della sondaggistica che era, nelle intenzioni di Ricolfi, solo lo spunto per dire altro.
Quanto alle spiegazioni che dai sui motivi che hanno portato la gente a votare come ha votato, hai perfettamente ragione: non sono gli unici ma ci sono anch' essi.
Ciao!
Ricolfones anca mi
Messo counter "serio" alfine...;)
e chi poteva dubitarne, Andrea?
Quanto al counter, potevi anche indicarmelo tu, senza che ci dovessi arrivare da solo dopo un secolo, disgrassià!
"Il problema è che la PdL ma soprattutto la lega hanno coagulato intorno a sè il senso di insicurezza in senso lato, del lavoro, del sentirsi minacciati anche in casa propria, trovandone il colpevole in chi è diverso."
Mi sembra un pò riduttiva come analisi, induce come sempre all'etichettatura di fascista per chi appartiene all'universo di centro-destra.
Ammettere che chi ha vinto è stato "concretamente" più vicino ai deboli è così difficile?
L' amico Mac, attivista del PD, mi sta dando rassicurazioni che nel, partito, stanno facendo analisi serrate sulle ragioni del voto, con tanto di autocritiche.
Io credo sempre a tutti, Andrea, con riserva di trovare un riscontro successivo nei fatti, ovviamente!
Infatti sono sicuro che il PD annovera numerose "teste pensanti". E' più problematico trovarne sul web o in molti giornali e trasmissioni televisive.
Riguardo il counter stai a vedè che adesso è colpa mia:))
Shiny stat lo usiamo su Grande Bugia dall'inizio, basta venire a farci visitina ogni tanto...(frecciatina si lo ammetto)
Se parte degli elettori di destra si vergogna di dire che ha votato per il PdL o la Lega non è colpa dei partiti dello "schieramento avverso", tanto per parafrasare veltroni," o del complesso dei migliori", ma è perchè sentono in cuor loro che tutti i dubbi, le critiche rivolte al loro partito...sono vere e non sono in grado di dare giustificazioni razionali del loro voto, ma nella paura che qualcuno gliele chieda, mentono.
Gli elettori di destra non sono migliori o peggiori di quelli di sinistra, se la destra ha vinto è perchè la maggioranza degli italiani ama essere guidata da un leader che assicura e che pensa per tutti, in questo aiutato moltissimo dalla sua presa sulle televisioni e giornali.
Sono convinto che molti elettori, sia di destra che di sinistra, non abbiano nessuna idea dei programmi portati avanti dai rispettivi schieramenti, ne conoscono forse qualche slogan e, a parte quelli che votano geneticamente a destra o a sinistra, che sono una bella fetta, gli altri, quelli che in definitiva decidono da che parte cade la bilancia, si lasciano catturare dall'immagine, dall'apparire e molti di loro ammirano chi inveisce contro l'avversario e chi lancia contumelie. Quella parte degli elettori che decide dove cadrà la bilancia è la parte più semplice, che ha bisogno di una parola d'ordine facile, dello slogan gridato, ed è impermeabile ai dubbi etici (vedi mangano e la mafia, vedi caso Alitalia, bugie a non finire), che purtroppo solo Bossi e Berlusconi sanno come blandire!
Certo che è colpa tua, Andrea! Quanto alla "visitina", l' avevo appena fatta per leggere il tuo commento sullo stesso argomento che ho trattato io: Anno Zero.
Complimenti: molto ben fatto!
Vedo, caro Daniele, che continua a sfuggrti il nocciolo dell' articolo di Ricolfi e credo di capirne la ragione (ma puoi sempre correggermi se sbaglio): ti sfugge perchè tu sei afflitto esattamente dalla malattia (della sinistra) che denuncia Ricolfi: l' arroganza di chi si sente superiore a chi non la pensa come lui.
Tu non provi alcun imbarazzo nel dichiarare che chi vota diversamente di te in cuor suo "sa di sbagliare" e, quindi, si vergogna!
Sei talmente convinto delle tue ragioni che non puoi neanche immaginare che gli altri possano averne di diverse e quindi non puoi astenerti dal dire che gli altri sono in mala fede: sbagliano sapendo di sbagliare!
Mi ricordi quei preti che affermano che Dio non può non essere nei cuori di tutti, anche se "non lo sanno"!
Ecco, a proposito, perchè io parlo tanto spesso di catto-marxismo: l' arroganza di chi si sente depositario della Verità è la stessa nei cattolici e nei marxisti e, dimenticavo, nei fascisti.
E non mi dire che tu non sei nessuna di quelle tre "cose", perchè parli esattamente come se lo fossi, quindi ...
Ma andiamo avanti: tu sei talmente convinto delle tue ragioni che non provi alcun pudore nell' affermare che chi non vota come te è una pecora che ama essere quidata da un Pastore/Dittatore che pensi al posto loro e le guidi dove gli pare.
E ancora: tu sei talmente convinto della tua superiorità morale che non esiti a dire, di chi non la pensa come te, che è, testuale, "impermiabile ai dubbi etici"!
E proseguiamo; tu sei talmente arrogante nel tuo complesso di superiorità, da arrivare a dire senza un attimo di incertezza, che un intellettuale del livello e della fama di Ricolfi, scrive un articolo, testuale, "basato su ipotesi sbagliate".
Mi sarebbe facile chiederti conto di quali titoli accademici tu possieda che possano autorizzarti a definire Ricolfi un incompetente, ma non lo faccio. perchè l' arroganza della tua convinzione di essere superiore a chi pensa diversamente da te, prescinde completamente da dati concreti come, appunto, potrebbero essere dei banali diplomi scolastici e accademici.
No, quel tipo di arroganza ha una matrice ideologica, astratta, tanto astratta che ne soffrono gli ignoranti come i colti.
Concludo: ti pregherei, Daniele, di non farmi perdere tempo: se tu sei davvero convinto di possedere la Verità e che chi ne ha di diverse sia un imbecille, ogni dialogo fra noi finirebbe con un esasperato e sonoro "vaffanculo" da parte mia (o da parte tua) ed io non voglio impiegare tempo ed energie intellettuali per arrivare a questo miserevole e incivile risultato.
Quindi, vedi tu cosa fare, ok?
Sì, è vero, io mi sento su una altro pianeta rispetto a chi non si vergogna di votare per chi definisce un mafioso condannato all'ergastolo " un eroe... " tanto per citare solo l'ultima.
Quanto all'Arrogante lo rispedisco al mittente, quello sei proprio tu.
Bene, Daniele, apprezzo la tua onestà e non mi scandalizzo che tu abbia dato dell' arrogante a me: era scontato che tu lo facessi!
Anche i bambini, quando litigano fanno così: "Tu sei scemo"! "No, scemo ci sarai tu"!
Rido e ti saluto, lo confesso, molto sollevato dalla tua dipartita.
Addio e a NON risentirci.
Grazie per la citazione, paraffo.
Non saremo il PD nella sua interezza ma siamo un circolo online che è riuscito a ottenere l'equiparazione ai circoli territoriali riconosciuta da statuto, e spero che anche negli altri circoli fuori dal web si stia parlando delle stesse cose.
In generale le opinioni ovviamente non sono sempre concordi, ma di sicuro son in molti a sostenere che non siamo stati capaci di rinnovarci davvero se non di facciata, che non siamo stati capaci di capire il nord né di dare segnali chiari di discontinuità al sud (es. caso Bassolino) e soprattutto non siamo più capaci di essere vicini alla gente, che si sente ovviamente molto più rappresentata da una lega che è radicata sul territorio come nessun altro partito in Italia. Queste sono solo alcune delle cause della sconfitta, non so se tu le condividi. Altre, se per caso ti andasse a vederle per pura curiosità "antropologica", perché a differenza di un circolo fisico puoi entrarci senza perdere il tuo stato di "berluscones", puoi trovarle qui: http://pdobama.ning.com/
A ogni modo, ora che siam fuori dalla campagna elettorale, ti posso dire chiaramente che sono entusiasta del progetto PD, ma riconosco tutte le resistenze interne che mi citavi e che spero non abbiano la meglio. Solo credo che quelle resistenze al cambiamento (almeno al tipo di cambiamento che vorrei io, perché si può cambiare anche in peggio) ci siano anche da voi, a partire dal leader fino ad arrivare alla lega. Ma queste ovviamente, sono opinioni. Il fatto che abbiamo perso da almeno a noi la possibilità di provare a rifondare tutto da zero in senso moderno, e speriamo di riuscirci. A destra secondo me questa "riforma" si farà fra qualche anno, quando si dovrà capire la direzione da prendere nel dopo-berlusconi. E saranno i miei 25 anni, ma io ho grandi speranze per il futuro di entrambi gli schieramenti, ho grandi speranze per il futuro del paese.
Che bello il tuo intervento, Mac!
Sapevo che sotto il tuo berretto da "trinariciuto-per forza-siamo-in-campagna-elettorale", c'era una testa e, dentro la testa, un cervello.
So che geralizzo, ma io non ho mai conosciuto un siciliano stupido!
Sarebbe stata una sfiga interrompere questa tradizione.
Be' finiti i complimenti, veniamo al sodo: sì, condivido l' elenco delle cause della sconfitta che hai indicato. Dici tu stesso che non sono tutte, ma queste ci sono.
Sì, andrò a ficcanasare nel tuo blog.
Sì, nel PdL qualcosa cambierà dopo l' abbandono di Berlusconi ma, io credo, soprattutto se questo governo avrà successo.
E' vero che gli insuccessi insegnano più delle vittorie (almeno a chi sa analizzarle) ma è anche vero che questa non sarà una legislatura qualsiasi. Sbagliare stavolta potrà solo decretare la fine del PdL, con o senza Berlusconi.
Per quanto riguarda, invece, il tuo partito, ti rimando al post cher ho appena pubblicato e sul quale mi aspetto un tuo commento ...
Alla prossima, amico mio. Ciao!
Grazie dei complimenti e una piccola sottolineatura.
Quello che ti ho citato non è un blog, ma un circolo online, assolutamente equiparato da statuto ai circoli territoriali.
Mi sembra davvero una bella novità quella di aprire la politica alla rete, un segno di modernità per cui abbiamo combattuto. Inserire quelle poche righe nello statuto è stato un nostro grande successo, dovuto soprattutto all'impegno dei nostri rappresentanti in costituente, in primis Ivan Salfarotto.
Certo, per essere un circolo è ancora molto confuso, ma la necessità elettorale ci ha costretto a metterlo online prima di studiare come farlo. Ora, a bocce ferme, stiam studiando meglio la cosa per renderla più funzionale.
Son davvero contento se venissi a farci visita. Ciao
Contaci!
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