mercoledì 30 aprile 2008

Giornalisti e politici: chi sono i paguri?

Pubblico qui un mio contributo alla discussione che si è svolta, in questi giorni, sul blog di Camelot


Fra ha scritto: ma chi cazzo li legge 'sti giornali di sinistra?

Intervengo in questa discussione solo perchè la frase di Fra mi offre lo spunto per trattare un argomento cui volevo, da tempo, dedicare un post sul mio blog. La tiratura di Corriere, Repubblica e Stampa è notevole per gli standard italiani, ma quasi irrisoria per gli standard europei.

In questo senso, dunque, Fra ha ragione: ma chi cazzo li legge 'sti giornali?
Pochissime persone, è vero, ma li legge chi conta, politici e giornalisti, in primis, e la classe più acculturata e/o produttiva del paese, in secundis: insegnanti, imprenditori, professionisti, burocrati ... In altre parole, li legge la classe dirigente del Paese, quella che conta, quella che "fa" opinione pubblica.

Ma questa mia osservazione è abbastanza ovvia, al limite della banalità. Quel che invece mi pare più interessante è denunciare il meccanismo perverso che lega i politici ai giornalisti e viceversa.


La cosa, secondo me, funziona così: il giornalista deve, tutti i santi giorni, riempire di notizie un tot numero di pagine, per esempio, quelle dedicate alla politica, ma non ci sono (quasi mai) abbastanza notizie, NON POSSONO essercene! E allora il povero giornalista è costretto a "crearle" queste cazzo di notizie che non ci sono.

Come? Corre sotto casa del politico importante, aspetta che esca e gli chiede una dichiarazione, oppure, se è in confidenza, ed in genere lo è (e molto) , gli telefona, pietendo una dichiarazione.
Può un politico, che vive di dichiarazioni, e che deve le sue fortune elettorali al numero di volte in cui il suo nome compare sui giornali, negargliela? Evidentemente no! E infatti non gliela nega e spara la prima cazzata che gli passa per la mente. Può, un giornale autorevole, pubblicare una evidente cazzata? Ovviamente no e allora il giornalista la imbelletta un po' e poi, magari, la passa persino all' opinionista (anche lui afflitto dal problema di fornire un tot numero di parole al giorno o alla settimana) che ci costruisce su un "pezzo". Tutto qui? No! Il bello viene adesso:

il politico di cui sopra, quello che aveva sparato una cazzata per togliersi dai piedi quel rompiscatole di giornalista, il mattino dopo sfoglia la mazzetta dei giornali che contano (è il suo primo dovere della giornata) e corre a vedere cosa ha scritto il giornalista e, toh, scopre che la sua cazzata, riveduta, corretta e imbellettata, è diventata una notizia di tutto rispetto!
A quel punto si autoconvince di aver fatto una dichiarazione di importanza fondamentale, fin quasi storica e, STATE ATTENTI perchè è questo il punto, ci crede lui stesso!

Non solo! Ci credono, fermamente, anche i suoi colleghi di partito e i suoi avvversari che, manco a dirlo, leggono gli stessi giornali!!
Ma quegli stessi giornali li leggono anche i giornalisti delle testate concorrenti che, seccati di essersi lasciati scappare una ghiotta notizia, corrono a chiedere ulteriori commenti al politico di cui sopra e, ATTENZIONE, anche agli altri politici degli altri partiti e alè, si apre un caso che lievita lievita finchè quella che era una semplice cazzata, diventa argomento di un dibattito politico di alto livello.

A 'sto punto si inseriscono i TG che, anch' essi, vivono della lettura di quegli stessi giornali e il cerchio si chiude: la non-notizia arriva alla massa, a quel popolo che - come dice giustamente Fra - i giornali non li legge ....


Riassumendo: politici e giornalisti vivono in stretta simbiosi, l' uno sopravvive o vive bene o addirittura prospera, grazie all' altro. Il loro legame è talmente stretto che è difficile capire se sono i giornalisti a riferire quel che pensano i politici o sia il contrario e cioè che i politici finiscono per pensare e dire quello che pensano i giornalisti.


Morale: è più importante - in Italia - la voce di un Ezio Mauro o di un Veltroni? Di un Mieli o di un Berlusconi? Di un Anselmi o di un Fini?
La mia impressione è che siano più importanti i tre giornalisti, non fosse altro che per il fatto, innegabile, che sono proprio loro i megafoni, non solo e non tanto dei politici, quanto dei Poteri Forti che editano quei giornali.

6 commenti:

Andrea ha detto...

Visti i risultati elettorali le loro voci sono importanti solo nel "lro giro". L'autoreferenzialità regna nei salotti della cultura italiana.

Devo però fare notare che sulla metropolitana si vedono solo lettori di Repubblica, ed è un gran godimento sfoderargli la mia copia di Libero, soprattutto dopo il 13 e 14 aprile;)

*paraffo* ha detto...

Mi hai ricordato la soddisfazione che provavo io quando esibivo la mia copia del Giornale di Montanelli .... Devo dire che, nel mio caso, c' era anche una buona dose di spavalda incoscienza, però ... erano gli anni di piombo ...

Andrea ha detto...

Sicuramente impossibile il confronto con quel periodo, ma ti assicuro che tra extracomunitari e zozzoni con la kefiah l'aria non è comunque leggerissima. Ma me ne fotto e devo confessarti che un pizzico di spavalderia la esibisco anche io.

E poi sono convinto che molti di loro sfoggino e basta, magari di nascosto gli editoriali di Feltri se li vanno a leggere. Del resto era di qualche giorno fa la disamina sulle differenze tra quello che si dichiara di essere e quello che si è;)

Andrea ha detto...

E comunque continuano ad ignorare quello che scrive Ricolfi

*paraffo* ha detto...

Andreino, Andreuccio .... hai toppato il link!!!!

Certo che i giovani non sono più quelli di una volta!

Andrea ha detto...

Oh signùr è vero ho fatto un bel loop:))