Stimolato dalle domande dell' amico fra, che si autodefinisce "sinistroide" ma desideroso di capire (vedi post precedente), e spinto dai miei sensi di colpa per non avere voglia di soddisfare personalmente la sua sete di conoscenza, ho deciso di pubblicare qui, a puntate, il libro scritto da Davide Giacalone, per conto della Free Foundation, fondata dallo stesso Brunetta.
Il Libro è stato scritto nel 2007, si intitola la Malagiustizia ed è liberamente scaricabile in formato PDF da questo indirizzo.
Perchè pubblicarlo qui, a puntate, quando ognuno se lo può leggere subito e interamente?
La risposta è semplice: perchè io l' ho scaricato il 12 aprile di quest' anno ed ancora non l' ho letto!!
Internet ha meriti immensi ma comporta anche alcuni inconvenienti, fra i quali quello di disabituare alla lettura. Affrontare uno scritto di lunghezza superiore ad una schermata del browser diventa impresa titanica ...
Se questo succede a me che ho letto libri tutti i giorni, da quando ho memoria di me, mi immagino cosa possa accadere a chi questa abitudine non ha mai avuto.
Salto le introduzioni a firma Brunetta e Feltri e inizio la pubblicazione della prima parte del primo capitolo, dal titolo "Il diritto s'è storto".
Non esiste alternativa, seria e civile, ad avere fiducia nella giustizia. La giustizia italiana, però, non merita fiducia. La colpa, come spesso capita nelle cose di casa nostra, non è interamente attribuibile all’uno od all’altro e risiede in un costume mentale e morale secondo cui si ritiene che questa sia una faccenda riguardante i magistrati, forse i cancellieri e, nei giorni di festa, anche gli avvocati.
Invece riguarda i cittadini.
La scuola non è fatta per insegnanti e bidelli, ma per gli studenti. Gli ospedali non sono fatti per medici e portantini, ma per i malati. La giustizia non è fatta per chi vestela toga, ma per i cittadini.
Questi ultimi, i cittadini, tendono a disinteressarsene, da una parte convinti che il problema riguardi solo quelli che finiscono accusati di qualche cosa (e che, se lo sono, sotto sotto, si pensa senza dirlo, un motivo c’è sempre), e, dall’altra, per prudenza, perché con la giustizia meno si ha ache fare e meglio è.
Sbagliano, perché la scassatissima giustizia italiana è un costo collettivo enorme, che pesa sulle spalle di ciascuno.
In quanto a quelli che finiscono fra i suoi ingranaggi, la regola è chiarissima: per gli innocenti sarà un inferno, per i colpevoli una pacchia.
Gli innocenti si ritrovano accusati di misfatti non commessi, perquisiti, inquisiti, posti sotto sequestro i beni, magari arrestati e sbattuti sulle prime pagine.
Il Libro è stato scritto nel 2007, si intitola la Malagiustizia ed è liberamente scaricabile in formato PDF da questo indirizzo.
Perchè pubblicarlo qui, a puntate, quando ognuno se lo può leggere subito e interamente?
La risposta è semplice: perchè io l' ho scaricato il 12 aprile di quest' anno ed ancora non l' ho letto!!
Internet ha meriti immensi ma comporta anche alcuni inconvenienti, fra i quali quello di disabituare alla lettura. Affrontare uno scritto di lunghezza superiore ad una schermata del browser diventa impresa titanica ...
Se questo succede a me che ho letto libri tutti i giorni, da quando ho memoria di me, mi immagino cosa possa accadere a chi questa abitudine non ha mai avuto.
Salto le introduzioni a firma Brunetta e Feltri e inizio la pubblicazione della prima parte del primo capitolo, dal titolo "Il diritto s'è storto".
Non esiste alternativa, seria e civile, ad avere fiducia nella giustizia. La giustizia italiana, però, non merita fiducia. La colpa, come spesso capita nelle cose di casa nostra, non è interamente attribuibile all’uno od all’altro e risiede in un costume mentale e morale secondo cui si ritiene che questa sia una faccenda riguardante i magistrati, forse i cancellieri e, nei giorni di festa, anche gli avvocati.
Invece riguarda i cittadini.
La scuola non è fatta per insegnanti e bidelli, ma per gli studenti. Gli ospedali non sono fatti per medici e portantini, ma per i malati. La giustizia non è fatta per chi vestela toga, ma per i cittadini.
Questi ultimi, i cittadini, tendono a disinteressarsene, da una parte convinti che il problema riguardi solo quelli che finiscono accusati di qualche cosa (e che, se lo sono, sotto sotto, si pensa senza dirlo, un motivo c’è sempre), e, dall’altra, per prudenza, perché con la giustizia meno si ha ache fare e meglio è.
Sbagliano, perché la scassatissima giustizia italiana è un costo collettivo enorme, che pesa sulle spalle di ciascuno.
In quanto a quelli che finiscono fra i suoi ingranaggi, la regola è chiarissima: per gli innocenti sarà un inferno, per i colpevoli una pacchia.
Gli innocenti si ritrovano accusati di misfatti non commessi, perquisiti, inquisiti, posti sotto sequestro i beni, magari arrestati e sbattuti sulle prime pagine.
Poi cominceranno a scorrere le settimane, i mesi, gli anni, i lustri e quando l’innocenza sarà riconosciuta non importerà più nulla a nessuno, non ci sarà spazio per urlare il dolore di una vita distrutta, una famiglia flagellata, i quattrini bruciati, l’onorabilità infangata, ci sarà sempre il sospetto che la si sia fatta franca con qualche trucco o con qualche cavillo procedurale.
I colpevoli avranno qualche fastidio al primo muoversi delle indagini, poi torneranno alla libertà di godersi il bottino, nel mentre il passare degli anni attenuerà la colpa, magari porterà alla prescrizione, escluderà la pena e la fama conquistata potrà essere spesa nel bel mondo che si è scelto.
In Italia si va in galera da presunti innocenti, e non ci si torna da condannati. Se ci si torna si comincia a giovarsi degli sconti e la buona condotta è riconosciuta anche a chi tenta di evadere.
Hanno scarcerato anche degli omicidi mai neanche pentiti delle loro violenze, quelli sono usciti e sono tornati ad ammazzare.
La malagiustizia non è solo quella penale, è a pezzi anche quella civile.
Ci vogliono anni per risolvere una banale controversia condominiale, con il rischio che, nell’attesa, a forza di dispetti di cortile, la faccenda si trasferisca al penale.
Lo Stato chiede a noi professionisti ed a tutti gli autonomi di pagare subito l’iva sulle fatture che si emettono, sul reddito che ne deriva preleva un’ulteriore metà, ma se poi il cliente non paga allora comincia il calvario del decreto ingiuntivo cui l’interessato s’oppone, poi il processo, e se in un decennio lo vinci (o ti hanno riconosciuto all’inizio la provvisoria esecuzione) non per questo prendi i soldi, perché a quel punto comincia l’esecuzione, la notifica (che può essere fatta in alcuni casi dall’avvocato, altrimenti comincia la ricerca dell’ufficiale giudiziario), il debitore non paga, quindi chiedi un pignoramento cui dovrebbe seguire una vendita giudiziaria, ma, se nel frattempo il debitore versa un quinto della somma, il giudice ferma tutto e gli concede una proroga, e così via con una procedura che può durare anni.
Lo Stato ha preso la sua parte da più di dieci anni quando il povero cittadino che ha fiducia nella giustizia ancora non ha visto i propri soldi e, in compenso, ne ha dati all’avvocato e per le spese giudiziarie.
Alcuni mollano pur avendo ragione, non per questo pronti a morire con il fegato marcio.
Se poi si ha una casa occupata da chi neanche paga l’affitto, ci si rassegni: il diritto di proprietà è tutelato dalla Costituzione, ma avversato per ogni dove e, agli occhi del sindaco, del prefetto e del giudice il poveraccio non è quello che vuole indietro la roba propria, ma quello che la occupa e non intende mollarla.
Prima di cominciare ad addentrarci nello sfascio giudiziario è bene avvertire che non ci si vuole limitare alla lamentela, per quanto più che giustificata. Però è necessario avere un quadro realistico della situazione.
Nel secondo capitolo si trovano un po’di numeri, che non sono un modo per complicare il testo, ma, all’opposto, per semplificarlo, per rendere immediatamente tangibile la dimensione della frana.
Quei numeri sono importanti perché ad ogni inaugurazione dell’anno giudiziario e ad ogni intervista della corporazione togata ci si sente ripetere che il problema sono i soldi, che ce ne sono troppo pochi.
Dimostreremo che non è vero. Semmai sono spesi assai male.
I colpevoli avranno qualche fastidio al primo muoversi delle indagini, poi torneranno alla libertà di godersi il bottino, nel mentre il passare degli anni attenuerà la colpa, magari porterà alla prescrizione, escluderà la pena e la fama conquistata potrà essere spesa nel bel mondo che si è scelto.
In Italia si va in galera da presunti innocenti, e non ci si torna da condannati. Se ci si torna si comincia a giovarsi degli sconti e la buona condotta è riconosciuta anche a chi tenta di evadere.
Hanno scarcerato anche degli omicidi mai neanche pentiti delle loro violenze, quelli sono usciti e sono tornati ad ammazzare.
La malagiustizia non è solo quella penale, è a pezzi anche quella civile.
Ci vogliono anni per risolvere una banale controversia condominiale, con il rischio che, nell’attesa, a forza di dispetti di cortile, la faccenda si trasferisca al penale.
Lo Stato chiede a noi professionisti ed a tutti gli autonomi di pagare subito l’iva sulle fatture che si emettono, sul reddito che ne deriva preleva un’ulteriore metà, ma se poi il cliente non paga allora comincia il calvario del decreto ingiuntivo cui l’interessato s’oppone, poi il processo, e se in un decennio lo vinci (o ti hanno riconosciuto all’inizio la provvisoria esecuzione) non per questo prendi i soldi, perché a quel punto comincia l’esecuzione, la notifica (che può essere fatta in alcuni casi dall’avvocato, altrimenti comincia la ricerca dell’ufficiale giudiziario), il debitore non paga, quindi chiedi un pignoramento cui dovrebbe seguire una vendita giudiziaria, ma, se nel frattempo il debitore versa un quinto della somma, il giudice ferma tutto e gli concede una proroga, e così via con una procedura che può durare anni.
Lo Stato ha preso la sua parte da più di dieci anni quando il povero cittadino che ha fiducia nella giustizia ancora non ha visto i propri soldi e, in compenso, ne ha dati all’avvocato e per le spese giudiziarie.
Alcuni mollano pur avendo ragione, non per questo pronti a morire con il fegato marcio.
Se poi si ha una casa occupata da chi neanche paga l’affitto, ci si rassegni: il diritto di proprietà è tutelato dalla Costituzione, ma avversato per ogni dove e, agli occhi del sindaco, del prefetto e del giudice il poveraccio non è quello che vuole indietro la roba propria, ma quello che la occupa e non intende mollarla.
Prima di cominciare ad addentrarci nello sfascio giudiziario è bene avvertire che non ci si vuole limitare alla lamentela, per quanto più che giustificata. Però è necessario avere un quadro realistico della situazione.
Nel secondo capitolo si trovano un po’di numeri, che non sono un modo per complicare il testo, ma, all’opposto, per semplificarlo, per rendere immediatamente tangibile la dimensione della frana.
Quei numeri sono importanti perché ad ogni inaugurazione dell’anno giudiziario e ad ogni intervista della corporazione togata ci si sente ripetere che il problema sono i soldi, che ce ne sono troppo pochi.
Dimostreremo che non è vero. Semmai sono spesi assai male.
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2 commenti:
Buongiorno e buona domenica.. scusami se mi permetto di correggerti su una cosina.. ma siccome l'ho letto, "La Malagiustizia" è stato scritto da Davide Giacalone infatto abbiamo anche organizzato con lui una conferenza in merito.... http://grandebugia.splinder.com/post/16075371/Giacalone+ai+Circoli%3A+audio+e+
Baci
Grazie Bibbi, correggo subito ....
Buona domenica anche a te. Ciao!
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